lunedì 5 ottobre 2009
La Crypta Neapolitana e il Parco Virgiliano
Sono tanti i napoletani che non lo conoscono. E' il Parco Virgiliano, il parco che prende il nome dalla tomba di Virgilio, che pare sia stata posta lì.
E' un luogo particolare, denso di atmsfere che stride con l'ambiente che lo circonda. Posto ai margini dell'ampio tunnel che da Mergellina porta a Fuorigrotta, occorre andarvi di proposito perché nessuno mai vi si troverà a passare lì davanti, per caso.
Occorre incamminarsi come a voler andare a piedi sotto il tunnel. Costeggiando la chiesa di Piedigrotta, subito dopo esser passati sotto il ponte della ferrovia, sulla sinistra ecco apparire un cancello. Come si oltrepassa già si entra in una nuova dimensione, ma sembra che sia tutto lì: una stradina in salita con in cima un mausoleo.
Pare finisca proprio lì, e invece la strada gira e si apre sul parco, un angolo di paradiso dove giacciono tesori e di ogni tipo, tra cui la cripta neapolitana.
Il parco è dedicato a Virgilio, il Virgilio poeta come noi lo conosciamo che lo abbiamo studiato a scuola, e che Dante scelse come sua guida tra i gironi dell'inferno e nel purgatorio. Ma quanti sanno che un tempo, pochi anni prima dell'avvento di Cristo, Virgilio, a Napoli, aveva un potere tale da esser considerato protettore della città?
Un protettore che utilizzava persino arti magiche e divinatorie per difendere un territorio che amava.
E fu con la magia, narra la leggenda, che Virgilio riuscì a costruire la cripta, l'antica galleria che collegava Napoli con i Campi flegrei, in una sola notte, quando si rese conto che occorreva un passaggio più breve che collegasse Napoli a Pozzuoli.
I secoli cancellano la storia e alimentano leggende, ma una cosa è sempre certa, che le maggiori innovazioni avvenivano a scopi militari. Da sempre la ricerca del potere ha mosso i popoli a lottare e a inventare strategie per poter raggiungere i propri obiettivi. E anche questo tunnel basso, scuro e lungo poco più di settecento metri, molto probabilmente fu costruito per scopi bellici e fu poi utilizzato dai più temerari che osavano attraversare quel luogo stretto e buio, spesso luogo di rapine e omicidi.
In seguito questo luogo insolito, ai piedi della collina di Posillipo, dove Virgilio pare coltivasse le sue erbe e dove fu costruito un acquedotto, che dal Serino portava l'acqua a Napoli, questo luogo oscuro divenne inoltre sede di riti, festini e baccanali, dove, complice l'oscurità, pare avvenissero dei riti pagani consacrati al dio Priapo, il dio della fertilità.
Tutto questo ricorda il parco Vergiliano e ancor di più.
Come si sale lungo il viale ben presto ci si accorge delle varietà di piante che sono lì coltivate. Sono le piante utilizzate da Virgilio per alleviare le sofferenze umane, ognuna con un proprio potere medicinale, un sapere antico andato perso, trasformato dalla chimica nei nostri farmaci attuali.
Il parco è stato da pochi anni ristrutturato. Ci accoglie il silenzio, il profumo delle piante e il mausoleo di Virgilio che pare non contenga più l'urna con i suoi resti, ma vi si può leggere l'epitaffio:
Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces
("Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, mi tiene ora Partenope; cantai i pascoli, le campagne, i duci".)
Salendo ancora per il viale ci si trova di fronte l'alto mausoleo che commemora Giacomo Leopardi. La sosta è d'obbligo, qualche foto, e difronte ecco che ci si incanta davanti le piante acquatiche e flora di ogni genere.
Ma si continua ancora a salire e si va su, ed ecco la crypta. Delle pesanti grate ne chiudono l'ingresso, ma solo se vi si avvicina si può immaginare l'intenso fascino e l'atmosfera che la permeava.
E d'intorno si notano ancora i resti di affreschi e dell'acquedotto e un oscuro antro dove pare fossero riposti arnesi antichi di ogni genere e dove pare fosse il laboratorio di Virgilio.
(continua)
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